Rivoluzione verde e lotta alla povertà: la carica delle 100 comunità energetiche

Categoria: CER
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Il 38% delle Cer (comunità energetiche rinnovabili) solidali utilizza gli incentivi per l’auto-produzione di energia pulita per aiutare le famiglie che fanno fatica a pagare le bollette e per altri progetti di solidarietà ambientale

Quanto è importante l’attivazione dal basso per attivare un processo di cambiamento rispetto al nostro attuale paradigma economico? Che ruolo possono avere in questo percorso le Comunità energetiche rinnovabili (Cer)? « Possono rappresentare una grande rivoluzione che trasforma i nostri territori » ha spiegato il ricercatore Riccardo Troisi dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, mostrando i primissimi risultati di RiCER, un’indagine sulle Comunità energetiche Rinnovabili, che offre, nello specifico, una mappatura delle forme di autorganizzazione della produzione energetica in Italia.

Realizzata dall’ateneo romano di Tor Vergata in collaborazione con NeXt Economia,

la prima piattaforma italiana sulle Cer, di fatto, è costituita da un database open source, disponibile online sul sito esg.nexteconomia.org/cer, attraverso cui è possibile conoscere, connettere e valorizzare le oltre 100 Cer già avviate sul nostro territorio (altre 60 sono in fase di studio, ndr), che hanno visto il coinvolgimento di almeno 3mila cittadini. 95 sono gli enti del Terzo settore entrati a fare parte di questa rete di autoproduzione energetica, assieme a 150 piccole imprese, 60 istituzioni locali e 20 enti religiosi. In media, le Cer italiane sono formate da 10 a 50 famiglie che si sono costituite in associazioni non riconosciute: questa è la forma organizzativa più utilizzata (il 61%), seguono le realtà cooperative (15%) e le associazioni riconosciute (11%).

La fonte energetica prevalente è quella solare (99%).

«In totale è stato calcolato che l’autoproduzione di energia verde da parte delle Cer è di circa 70 megawatt di potenza che significa dare luce a 47mila abitazioni in tutto il Paese, per un risparmio della CO2 di 40mila tonnellate l’anno» ha aggiunto il ricercatore Troisi. Un altro dato che emerge dalla RiCER riguarda la potenza degli impianti installati o da installare che va da 20 Kwp ai 100 Kwp. Peraltro, molte delle realtà non hanno realizzato ancora gli impianti data l’incertezza del quadro normativo: questa burocrazia regolativa è uno degli elementi critici.

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