Cromatismi – Spazio Bianco
a cura di Emanuela Perrone
Era il bianco il colore del secondo appuntamento di “Cromatismi”, un ciclo di incontri in cui ci si confronta e si dialoga sul ruolo delle periferie e sulla loro capacità di essere propulsori di rigenerazione urbana.
Bianco è il colore dello spazio pubblico, che è un bene comune, del rilancio territoriale, di migliori opportunità, di nuovi inizi di città.
«Dopo decenni di crescita ipertrofica della materia costruita, l’esperienza del vuoto torna a essere centrale nel processo di riappropriazione dello spazio in cui viviamo», ha detto la Prof.ssa Chiara Rizzi che, così come anche la Prof.ssa Arch. Ina Macaione, entrambe docenti dell’Università degli Studi della Basilicata, ha offerto il suo contributo e fornito suggerimenti per la città di Massafra, forte dell’esperienza di rigenerazione di uno spazio urbano abbandonato a Trento.
«Bisogna partire dall’enorme stock di spazi vuoti ed edifici inutilizzati che abbiamo eriditato dal passato e che ci troviamo a gestire nel presente». Parla infatti di “troppo pieno”, «un pieno che ha perso di significato ed è diventato vuoto». Vi è dunque la necessità, a detta di Chiara Rizzi, «di ritrovare la capacità di criticare, selezionare e scegliere, che è alla base di una reciprocità creativa tra cultura e ambiente, tra città e natura». Il cambiamento, fa sapere ancora, «può avvenire attraverso nuovi strumenti che partono dalla collettività e che non guardano alla rigenerazione urbana come ad un progetto fatto da pochi e per pochi».
Ecco quindi l’importanza del vuoto come palinsesto, «quello su cui noi dobbiamo lavorare, per programmare il futuro. – ha spiegato la professoressa Rizzi – Sul vuoto è dunque possibile strutturare un palinsesto per il paesaggio, la città e l’architettura. Palinsesto anche come supporto per un progetto di sovrascrittura. In questo senso -ha aggiunto- il palinsesto è innanzitutto il risultato di un’azione di riciclo dell’esistente per darne nuovo valore. Il vuoto come palinsesto è, dunque, la materia prima dell’architetto di oggi e di domani; vuoto fisico – e quindi di funzioni – ma soprattutto di senso e di significato».
Partendo da questo presupposto, anche Massafra, come tante altre realtà nazionali ed estere, deve diventare protagonista di quella trasformazione possibile, rivendicando il “diritto alla bellezza”. E “Cromatismi”, che nasce con l’intento di attivare un processo partecipativo di riprogettazione della città, è infatti solo la prima (micro)azione per la creazione di un Laboratorio Urbano Permanente.
Dunque «fare strada», incalza Ina Macaione, alludendo all’ambizioso progetto partito nel 2012 a Matera e che ha permesso alla città dei sassi di riscattarsi: da “vergogna nazionale” a Capitale Europea della Cultura 2019. Un progetto che ora vuole essere trasferito a Massafra.
«Ciò che quasi sempre manca alle periferie delle città sono proprio le strade, vere, che non siano solo veicolari, ne soltanto sentieri nel parco o le brutte copie delle strade commerciali del centro, ma strade di citta-natura, non quindi strade di mero transito, ma strade di attraversamento. – ha riferito Macaione- Ci piacerebbe, che queste strade fossero storie di intrecci, tra diverse itineranze narrative. Intendiamo la riqualificazione sostenibile come un insieme di interventi atti a restituire una qualità urbana secondo il modello della citta-natura la cui ricrescita intelligente, sostenibile ed inclusiva, si presenta come un complesso di beni e condizioni realmente capace di offrire coesione sociale e territoriale».
Certo è che «finché ci confronteremo e scambieremo punti di vista, avremo la possibilità di essere protagonisti delle trasformazioni delle nostre città. – ha detto ancora- Molto dipenderà dalla capacità di riappropriarsi degli spazi, di inventare, di essere creativi immaginando il proprio futuro ed investire, in questo caso sulla città di Massafra».
Per riqualificarla basterebbero poche e semplici regole: i cittadini devono poter esprimere le loro esigenze e partecipare alle scelte mentre le professionalità del territorio fornire le soluzioni. Spetta poi all’amministrazione recepire le istanze e portare avanti i processi di trasformazione, determinando di conseguenza un nuovo patto tra i cittadini.
«La strada non è facile, è piena di pericoli e trappole – ha confessato in ultimo Macaione- ma credo sia possibile. Non si può più delegare ad altri, dobbiamo dare tutti il nostro contibuto».
Non è poi così difficile.