Aria fresca dal Festival Nazionale dell’Economia Civile

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Parole nuove al Festival Nazionale dell’Economia Civile di Firenze, parole fresche e controcorrente rispetto al clima triste della nostra società, parole di speranza, di solidarietà, di fratellanza.

Parole di ripartenza per una società più giusta ed inclusiva.

Le persone al centro dell’economia e non più fattore o strumento di produzione, uno sviluppo per tutti, anche per l’80% dell’umanità che fatica e soffre, e tutto nel pieno rispetto dei vincoli ambientali. E’ possibile, se lo vogliamo. Questa è la bella notizia dell’Economia Civile, che a Firenze ha dominato per tre giorni da venerdì 29 a domenica 31 marzo.

Certo, dobbiamo capovolgere le logiche della nostra società e della nostra economia, e cercare nuovi equilibri. Se le persone non sono più una risorsa da utilizzare finché serve, un costo da comprimere e su cui risparmiare ai fini della massimizzazione del profitto, ma divengono invece il centro ed il fine dell’agire economico, allora i nostri bisogni, da quelli materiali di base a quelli di riconoscimento e ruolo, a quelli culturali e spirituali divengono l’obiettivo della società e dell’economia.

Questo richiede di passare da una logica economica in cui le imprese lavorano per lo più per la massimizzazione del profitto, e quindi in cui i possessori del capitale dominano sugli altri stakeholder e ne utilizzano l’apporto per ottenere risultati sempre crescenti, ad una nuova economia civile dove i possessori del capitale sono stakeholder al pari degli altri, in una prospettiva di creazione di beni e servizi per la qualità della vita delle persone. Proprio questo è il focus dell’Economia Civile!

Passiamo così da un’economia capitalista, che vede disuguaglianze crescenti e ormai la remunerazione del capitale superare i redditi da lavoro, che fa saltare ogni equilibrio riducendo la base fiscale tradizionale e rendendo sempre più difficile la vita delle persone, ad un’Economia Civile, più equilibrata e giusta, dove ognuno trova il suo spazio di realizzazione.

Illusione? Utopia impossibile? A Firenze abbiamo toccato con mano che si può fare perché si fa già; ci sono tante esperienze di vita e di impresa che creano valore condiviso, esperienze di inclusione ed accoglienza nella società che creano armonia e felicità, attività di impresa che proprio perché mettono al centro le persone nel rispetto dell’ambiente scoprono di essere anche più solide ed efficienti.

Abbiamo scoperto insieme che essere sostenibili è anche conveniente: certamente è conveniente per l’ambiente perché decidiamo di rispettarne i limiti e di procedere entro i confini di questo meraviglioso pianeta che ci ospita, nel rispetto di questo dono ricevuto che vogliamo preservare. Ma è anche conveniente per la società, che diviene inclusiva e solidale, fraterna e più armoniosa. Conveniente per le persone, che trovano le risorse necessarie per vivere, occasioni per la crescita personale e professionale e spazi di espressione creativa, armonizzando i diversi ruoli di cittadini, lavoratori e consumatori. E’ anche conveniente per le imprese che scoprono di avere un impegno nuovo e generoso dei propri collaboratori che si sentono rispettati, una fidelizzazione dei clienti ed una capacità di innovazione sui temi sociali ed ambientali che pone l’azienda avanti rispetto ai concorrenti, differenziandone la strategia e rendendola più solida. E poi conviene anche all’economia del nostro Paese, perché ne esalta le capacità di innovazione, di valorizzazione dei prodotti di qualità, di inclusione della nostra ricca cultura nei prodotti e nei servizi.

A Firenze abbiamo gioito per le esperienze di tante imprese che non conoscevamo, piccole e grandi, locali e multinazionali, per la generosità delle imprese sociali e del terzo settore, per esperienze di inclusione e valorizzazione delle persone, apparentemente marginali, nel mondo del lavoro e dello sport.

Tra i protagonisti, moltissimi giovani appassionati hanno presentato le loro idee per fare impresa sostenibile, per l’uomo e per l’ambiente: una collaborazione tra generazioni con il passaggio di esperienze e di consegne, tra la forza dirompente da una parte delle idee di apertura e di dialogo, e dall’altra con l’energia e la novità che deriva da una visione nuova, fresca, priva di incrostazioni e di pregiudizi.

Al Festival ci siamo anche resi conto ancora una volta che non c’è più tempo né per il pianeta né per le persone, e che dobbiamo agire ora, perché altrimenti la situazione ci sfugge di mano; una speranza viene dal convergere di tante esperienze e di tante culture, apparentemente lontane, laiche e cattoliche, dal mondo delle imprese a quello della cooperazione, dal mondo della produzione a quello della finanza cooperativa ed etica, dal mondo del Terzo Settore a quello delle imprese sociali, dal mondo del lavoro a quello del volontariato, da quello dello sport a quello dell’arte.

Questa ricchezza di esperienze ci mostra che se si vuole si può, che è possibile essere sostenibili e civile in ogni ambito e che possiamo passare da realtà ancora sovente considerate di nicchia alla più ampia diffusione di un’economia responsabile e per le persone, che così può diventare mainstream.

Alle spalle abbiamo una elaborazione teorica forte, maturata in Italia dal rinascimento, e che parte da lontano e riemerge come risposta giusta ai tragici squilibri ed alle domande del nostro tempo. Alla base abbiamo la sensibilità crescente dei cittadini che, sempre più indignati ma anche responsabili, scelgono di premere dal basso con i propri acquisti e risparmi per orientare il cambiamento delle imprese verso una autentica sostenibilità sociale ed ambientale. E’ la forza crescente del voto col portafoglio.

Insomma, a Firenze abbiamo sperimentato che è piacevole un nuovo stile di vita che pone al centro la qualità delle relazioni tra le persone; a Firenze ci siamo riconosciuti senza prima conoscersi, in una cultura che vuole cambiare e vuole umanizzare.

La partecipazione appassionata al Festival di tanti attori che vogliono costruire una nuova economia apre gli spazi per la creazione di un tavolo comune che unisca le tante esperienze di cambiamento dell’economia e promuova il dialogo con i diversi festival. Partendo dai valori condivisi vogliamo, infatti, mettere a punto strategie e strumenti per passare dall’attuale economia capitalistica ad una nuova economia con al centro le persone e l’ambiente, capace di diventare veramente mainstream e cambiare così la qualità della vita di tutti.


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