Milton Friedman in un famoso articolo del 1970 affermava che l’azienda non ha alcuna responsabilità sociale verso la comunità o verso gli altri, in quanto gli unici a cui deve render conto del proprio operato sono gli azionisti.
Questa visione è stata per anni quella dominante. Tuttavia, nello stesso periodo in cui il premio Nobel sosteneva la shareholder theory, si iniziava a sviluppare un diverso approccio teorico basato sulla stakeholder theory, secondo cui l’impresa deve creare valore non solo per i propri azionisti, ma per tutti i suoi portatori di interesse (consumatori, lavoratori, fornitori, comunità, etc.).
Quest’ultima teoria è alla base della nascita e dell’evoluzione della Responsabilità Sociale d’Impresa e del bilancio sociale, la cui accezione più recente è quella di Cittadinanza d’Impresa (Corporate citizenship).
Tale visione cambia definitivamente il ruolo dell’azienda attuando un triplice passaggio: dall’impresa centro dello sviluppo socio-economico di un territorio, all’impresa nodo di una rete a supporto dello stesso; dall’impresa che massimizza il profitto a prescindere dalle esternalità ambientali e sociali negative, all’impresa orientata al benessere multidimensionale e multistakeholder; dall’impresa predatrice e estrattiva, all’impresa generativa e inclusiva.
La Responsabilità Sociale d’Impresa intesa come Cittadinanza, almeno nel contesto italiano, richiama inequivocabilmente alla nostra Costituzione e in particolare alla sua prima parte in cui vengono specificati i diritti e doveri dei cittadini. In altri termini, l’assunzione di ruolo di cittadino per una realtà imprenditoriale significa esattamente essere capaci di promuovere e costruire con tutti gli altri soggetti interessati direttamente e indirettamente dall’azione produttiva rapporti civili, etico-sociali, economici e politici capaci di garantire il “progresso materiale o spirituale della società” che, tradotto in un linguaggio più attuale, significa contribuire al miglioramento del benessere multidimensionale della comunità per il tramite dell’attivazione di processi di sviluppo sostenibile.
Ma perché l’impresa dovrebbe preoccuparsi di essere una buona cittadina?
Al primo posto sicuramente ci sono le motivazioni intrinseche, legate all’etica della responsabilità e della sostenibilità. Ma non bisogna dimenticare anche le motivazioni estrinseche. Molti studi hanno dimostrato come policy aziendali di Responsabilità sociale d’impresa favoriscano la crescita economica delle aziende, le quali infatti impegnandosi riescono non solo a generare esternalità positive su ambiente e società, riducendo al contempo quelle negative, ma vedono anche aumentare le proprie quote di mercato e quindi i propri guadagni.
Questo perché negli ultimi anni sono sempre maggiori i consumatori che basano le proprie scelte economiche guardando a fattori non solo economici (prezzo e quantità), ma anche ambientali e sociali. Inoltre l’adozione dell’approccio della Responsabilità sociale d’impresa permette di attivare processi win win con altri attori con cui è stato costruito un rapporto fiduciario proprio attraverso questi percorsi di responsabilità.
Una volta chiarita la convenienza dell’essere responsabili è necessario chiedersi come valorizzare questa scelta etica, perché spesso aziende attente e sensibili che hanno strategie di Responsabilità sociale d’impresa efficaci, non riescono a valorizzare totalmente il loro ruolo di cittadinanza sul territorio. Non dare valore alla propria responsabilità produce due effetti negativi: il primo riguarda l’impresa che vede venir meno la possibilità di essere riconosciuta e scelta come buona pratica; la seconda riguarda il territorio che perde l’opportunità di conoscere una realtà ad alto impatto in termini di sviluppo sostenibile e conseguentemente non può coinvolgerla nei processi di crescita locale privandoli di un importante potenziale generativo in termini di capitale economico, umano, ambientale e sociale.
Attenzione! Valorizzare non significa fare pubblicità, né tantomeno far vedere solo la bellezza del tappeto nascondendoci sotto la polvere.
Valorizzare significa intraprendere un percorso capace di dare valore alla nostra azione imprenditoriale, non solo da un punto di vista economico, ma anche sociale e ambientale. Dare valore significa prima di tutto essere consapevoli delle esternalità positive generate, facendole emergere e mettendole a sistema con un linguaggio chiaro e condiviso, ma significa anche parallelamente lavorare per ridurre le esternalità negative.
Valorizzare significa adottare un approccio integrale e integrato, l’unico capace realmente di permettere una crescita nella sostenibilità.
Infine, valorizzare significa permettere ad altri cittadini responsabili (imprese, persone, enti del terzo settore, pubblica amministrazione) di riconoscere la nostra cittadinanza d’impresa e con essa il proprio impegno allo sviluppo sostenibile, riducendo le asimmetrie informative, limitando i fenomeni di social e green washing e favorendo la costruzione di reti fra soggetti realmente generativi e orientati al bene comune.
Di seguito proponiamo 5 azioni per valorizzare la tua Responsabilità Sociale d’Impresa, nella sua accezione di Cittadinanza. 5 azioni con le quali sarà possibile rendere generative e remunerative le tue scelte di investimento in capitale economico, umano, ambientale e sociale.
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1. Misura la generatività della tua Responsabilità Sociale d’impresa
Le aziende che portano avanti comportamenti responsabili e generativi trovano spesso grande difficoltà a identificare strumenti di misurazione capaci di cogliere gli effetti di queste scelte.
Questa difficoltà è inversamente proporzionale alla dimensione dell’azienda. Uno dei miti che nel mondo aziendale circonda questa visione è che è difficile trovare dei Key Performance Indicators di queste policy. Spesso infatti dati qualitativi e indicatori sociali ad essi connessi non vengono considerati affidabili.
Questo mito va sfatato. Attraverso indici come il NeXt Index un’azienda può monitorare il proprio impegno e il proprio avanzamento ripetendo la misurazione nel tempo. Il NeXt Index è costruito con un approccio partecipativo che ha portato ad identificare indicatori precisi, riconosciuti, validati e condivisi, coerenti con la normativa nazionale e internazionale in materia di rendicontazione non finanziaria e collegati con framework internazionali, SDGs, e nazionali, il “BES”. Questa articolazione permette un monitoraggio approfondito e costante, con un linguaggio riconosciuto e condiviso.
Questi strumenti non sono solo utili a misurare da dove si parte e dove si sta andando per poter ri-pianificare le proprie scelte strategiche coerentemente con l’orientamento alla sostenibilità, ma essi facilitano anche la comunicazione.
Grazie infatti a indici, indicatori e certificazione partecipati e quindi riconosciuti si abbattono le asimmetrie informative, si instaura un dialogo, basato su un linguaggio condiviso, tra l’impresa e gli altri soggetti del territorio,
i consumatori in primis. In altri termini, la misurazione della propria responsabilità sociale d’impresa è capace di elevare la relazione economica a relazione civile fra soggetti che, ciascuno nel proprio ambito di competenza e nel rispetto del proprio ruolo economico, si riconoscono come responsabili e quindi come parte di un’unica rete volta con scelte quotidiane a co-costruire il bene comune, perché di tutti e di ciascuno.
La misurazione condivisa e partecipata diventa quindi il punto di partenza per consolidare e diffondere una cultura della sostenibilità.
2.Assumi una visione e una metodologia di costruzione della RSI dal basso e non dall’alto
Non tutte le strategie di Responsabilità sociale d’impresa hanno la stessa efficacia, anche per la modalità con cui sono state costruite. Per poter adottare una serie di strategie veramente efficaci è necessario che questa sia ideata in un’ottica bottom up e non top down, affinché possa veramente esprimere il massimo delle proprie potenzialità rispondendo alle vere esigenze del territorio.
Le policy di Responsabilità Sociale d’impresa non possono infatti essere costruite senza partire dai propri lavoratori e dall’ascolto dei loro bisogni, per poi proseguire con il coinvolgimento degli stakeholder esterni. Nessuna RSI potrà essere veramente valorizzata se non è condivisa con i diretti beneficiari di essa. Il processo di condivisione però non deve essere passivo, ma deve essere attivo, deve sfociare in una vera e propria co-progettazione.
3.Comunica le tue scelte, le tue azioni, i tuoi risultati, il tuo impatto sociale
Spesso le parole sostenibilità e comunicazione efficace non vanno di pari passo, ma sono invece due parti collegate, connesse e necessarie l’una all’altra. Il migliore set di strategie per la Responsabilità Sociale d’impresa non sarà mai valorizzato realmente se non avrà un giusto spazio comunicativo per essere raccontato e spiegato.
La rendicontazione non finanziaria è il principale elemento per riuscire a raggiungere questo risultato. Ormai tutte le grandi aziende investono sempre di più sulla reportistica non finanziaria, affinché possa essere accattivante e interessante così che le strategie che esse implementano possano essere efficacemente comunicate e quindi recepite dal pubblico.
Bilanci sociali o d’impatto rappresentano documenti fondamentali che possono non solo garantire nuove fette di mercato, clienti attirati dalle scelte fatte in tema di Responsabilità sociale d’impresa dall’azienda e dalla catena di valore, ma anche aprire nuove linee di finanziamento essendo essi il primo step verso una valutazione ESG.
La comunicazione però non può essere solo unidirezionale dall’impresa verso l’esterno, ma deve poter essere reciproca e bidirezionale. Questo rende fondamentale il rapporto da costruire con gli stakeholders attraverso dei percorsi di Stakeholder engagement, capaci di registrare feedback e commenti che possono arricchire la visione, pesando realmente nei risultati finali e nella pianificazione futura.
4.Mettiti in rete con altre buone pratiche
Le buone pratiche di sostenibilità se messe in rete possono supportarsi a vicenda migliorando la propria resa e la propria capacità di generare uno sviluppo sostenibile, scambiandosi conoscenze, saperi e pratiche.
È però limitante costruire delle reti solo tra buone pratiche aziendali. Non è possibile compiere azioni responsabili veramente efficaci se non si costruiscono intorno a sé una serie di relazioni con attori diversi. È necessario per l’impresa rapportarsi con le scuole, con le istituzioni e con il mondo della società civile in un’ottica di mutuo aiuto e ascolto. In questo modo si può raggiungere quell’obiettivo che è rappresentato da una sorta di “divisione del lavoro” per lo sviluppo sostenibile. In questo modo le scelte che un’azienda compie sono solo una parte di un percorso più largo che deve per forza svolgersi insieme agli altri attori del territorio.
5.Pianifica le tue strategie anche in un’ottica di sviluppo territoriale perché se cresce il territorio cresci anche tu
L’ultimo step che va fatto per valorizzare le tue scelte in fatto di Responsabilità sociale d’impresa portano al percorso di decentralizzazione della pianificazione aziendale.
Quando si programma infatti l’impresa chiaramente si pone al centro e da questa prospettiva cerca di definire strategie e prossimi step. È necessario però fare un cambio di paradigma e spostare l’asse intorno a cui gira la pianificazione aziendale, mettendo al centro il territorio di cui l’azienda è parte.
Con questo cambiamento di orientamento la pianificazione si trasforma da aziendale a territoriale e può ambire a mettere in moto un processo generativo di benessere multidimensionale con un effetto moltiplicativo ancora più grande. In altri termini la domanda centrale in fase di pianificazione non sarà più “quali azioni strategiche è necessario implementare per migliorare il benessere dell’azienda?”, ma “quali azioni strategiche è necessario implementare per fare in modo che l’azione produttiva dell’azienda sia capace di contribuire, con la partecipazione anche di tutti gli altri stakeholder, allo sviluppo multidimensionale del territorio?”.
Ma perchè spostare il focus dalla crescita aziendale allo sviluppo territoriale? La risposta è semplice: una pianificazione che permette ad un intero territorio di svilupparsi, garantisce una crescita costante e sana all’azienda che vi è inserita, la quale in questo modo aumenta il suo grado di resilienza e supporto.